Il mistero della famiglia Bellay by Ruth Kelly

Il mistero della famiglia Bellay by Ruth Kelly

autore:Ruth Kelly [Ruth Kelly]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2024-08-14T22:00:00+00:00


Ho digitato tutte le combinazioni di numeri che mi sono venute in mente, e sono passata alle parole chiave.

L’app “Trova il mio iPhone” mi chiede di reinserire l’indirizzo email di Adele. Tocco un tasto dopo l’altro, in preda all’agitazione. Perché, PERCHÉ non funziona nulla? Per di più qui la ricezione non è buona, e tutto procede a rilento.

Ultimo tentativo, poi dovrò partire. Non c’è più tempo.

Password non valida.

Mi accascio sulla poltrona. Cerco di riprendere un minimo le forze, perché mi fa male dappertutto. Sono quarantotto ore che dormo poco e male, ho mangiato pochissimo. Mi brucia lo stomaco. Ho mal di pancia. Sono in ansia al pensiero del lungo viaggio in auto.

Tornerò a cercare Adele quando tutto sarà finito con la mamma. Finito… ma come parlo? Sono devastata dall’incertezza di tutto ciò che sto affrontando.

Adele è una persona forte, e la polizia mi terrà informata; del resto, non c’è molto altro che possa fare. Ma, a ogni bugia che mi racconto, provo una fitta. Come una piccola scossa elettrica.

D’accordo, c’è un’ultima cosa che posso tentare. Rido, quando digito le quattro lettere nel campo bianco e premo invio. La rotella gira e mi alzo per radunare le mie cose, mentre attendo che carichi. Infilo tutto nello zainetto e riprendo il telefono.

Rimango scioccata, tanto che mi devo appoggiare. Lo schermo del mio cellulare è cambiato, c’è una figura nuova. Uno sfondo bianco con una bussola al centro, in movimento.

Era davvero quella la password giusta?

Rido, una risata stridula e isterica, perché è davvero incredibile. Sono pervasa da una corrente di energia, e poi di senso di colpa, via via che comprendo il significato della password scelta da Adele.

Il mio nome. Ha scelto me.

Adele tiene a me più di quanto pensassi. Ha sempre tenuto a me. Ho la gola chiusa da un nodo di dolore. Non avremmo mai dovuto lasciare che le cose andassero a rotoli, come invece è successo.

Ho gli occhi incollati allo schermo. Ho una scelta: posso far squillare il telefono, oppure vedere il suo percorso su una mappa. Non è sicuramente qui a casa, non può essere, perciò vado direttamente alla mappa.

La rotella ricomincia a girare all’infinito.

Si ferma. Ricarica. Riprende.

Sollevo il telefono in aria e lo muovo, alla ricerca di un segnale più potente. Funziona: l’immagine si sblocca e sullo schermo compare una griglia e poi una mappa, che mi dice all’istante che si trova in Francia.

Ma non è in una città né in una cittadina, c’è troppo verde intorno. L’app mostra che il telefono di Adele si trova in qualche area di campagna.

Allargo lo schermo per ingrandire l’immagine, centrata sul pallino blu. Ho il batticuore, non riesco ad arrivarci abbastanza in fretta.

È in questa zona, non è lontano.

Allargo lo schermo. Ancora. Campi, fabbricati rurali, strade bianche… poi i boschi. Continuo ad allargare l’immagine fino a immergermi nella campagna francese e poi, appena capisco, mi tremano le dita.

No, non può essere. Fisso lo schermo. Impossibile.

Ma il pallino blu continua a pulsare, come un minuscolo cuore.

Nel mio stomaco cresce la paura.

Perché ora



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